VENERDI' SANTO - La Via Crucis

A Venosa - uno dei cinque comuni lucani inclusi tra “I Borghi più belli d’Italia” - dalla metà degli anni settanta del secolo scorso si organizza la Sacra Rappresentazione della Passione e Morte di Gesù, fino alla Resurrezione.
Non vi è traccia di elementi pagani, tutto è giocato sui testi - in parte riadattati - tratti dal film televisivo “Gesù di Nazareth” di Franco Zeffirelli (1976).
I riflettori si accendono sui monumenti più belli della città del poeta Orazio: in piazza San Giovanni de Matha è ambientata la scena dell’ultima cena con l’allestimento del tavolo e delle sedie riprodotti nei minimi particolari secondo lo stile del tempo.
Un centinaio di figuranti, cittadini di Venosa, compongono il corteo che incede verso la Villa Comunale o nei pressi della Fontana Angioina, dove, sotto gli occhi della folla, Gesù viene catturato.
Tutto si sposta, poi, in piazza Castello per il processo presieduto dal sommo sacerdote Caifa che fa arrestare il Maestro il quale, legato e malmenato, alla domanda: “Sei tu il Messia, il Figlio di Dio?”, rivela: “Tu l’hai detto”.
È il momento in cui tutto precipita e l’atmosfera si carica di enfasi quando Pietro rinnega Gesù, sul bastione del Castello Pirro del Balzo dove è ambientata anche la scena della fustigazione.
Il Messia è consegnato poi a Pilato che celebra il processo nei pressi del Castello, luogo che conferisce ulteriore solennità alla rappresentazione.
Schierati sul ponte di pietra, i soldati indossano abiti assolutamente fedeli alle originali vesti romane con l’incisione della sigla “SPQR”.
Dopo il processo, il corteo attraversa il corso della città, Gesù è caricato della Croce e si susseguono attimi intrisi di commozione nell’incontro con la Madonna, in Piazza Orazio, e quello con le donne di Gerusalemme, in prossimità della Cattedrale.
Dopo l’avvicendarsi delle cadute lungo le vie cittadine - l’ultima delle tre avviene all’ingresso di Via Appia - la processione segue un itinerario inverso per tornare in Piazza Castello. Qui Gesù è crocifisso tra i due ladroni e in questo stesso angolo della città, con artifizi scenografici, è riprodotta la scena della Resurrezione.
Gesù, deposto dalla Croce, è sollevato al cielo. Nel buio la sua immagine riflette il senso del suo sacrificio per noi.
Non c’è altra ragione nella Sacra Rappresentazione di Venosa i cui personaggi, prima di interpretare i rispettivi ruoli, vivono un ritiro spirituale mirato a renderli consapevoli del valore degli uomini e delle donne che andranno ad interpretare.
Ma, soprattutto, dietro ogni gesto, ogni parola, c’è la volontà di trasmettere a chi assiste quello che Nostro Signore ha vissuto per noi. E ben si comprende quando al termine di tutto, a riflettori spenti, tolti gli abiti di scena, l’unico pensiero ricorrente è: “Era veramente il Figlio di Dio”.



- Testo e foto tratti dal sito http://www.basilicataturistica.com.